E’ da poco terminato un anno scolastico paradossale, lontano dalle classi, dalla quotidianità e dalla sicurezza data dal proprio ruolo - di insegnanti o di studenti, in egual misura.
Un anno che ha spinto i professori giù dalle cattedre, catapultati a camminare a passi incerti i sentieri del virtuale, il luogo per antonomasia preferito dai ragazzi.
Un anno che ha insegnato a non dare nulla per scontato, che la libertà si conquista ogni giorno, che “trovare soluzioni” - una delle soft skills che insegniamo ai nostri ragazzi - è la nostra responsabilità di professori.
Le soft-skills, le competenze, sono da sempre la parola chiave che ci differenzia, perché crediamo che imparare non possa essere un’attività che trova la sua giustificazione in sé stessa, ma che serva a sviluppare il potenziale di ogni persona.
E mentre riflettiamo sui doveri di insegnanti, troviamo la “Lettera al Banco di Scuola” di una nostra studentessa di Thiene, una riflessione intima e poetica sulla vita da adolescente, con l'aggiunta di una geniale ironia ed un candido umorismo.
Sono queste parole a farci capire che il sentiero percorso, per quanto accidentato possa essere stato, era l’unica strada da percorrere. Perché la diversità non è un difetto, ma un capitale da sviluppare.
LETTERA AL BANCO DI SCUOLA:
di una studentessa di ENGIM Thiene
“Caro banco di scuola,
che strana la vita non trovi? A settembre ho iniziato questa nuova avventura alla scuola superiore: era tutto così diverso, nuovi compagni, nuovi prof, nuove esperienze. Poi sono iniziate le vacanze di Carnevale che sembrano non avere fine...
E' iniziata questa quarantena che ha scombussolato il mondo intero. Solo ora sto capendo quanto, anche se a volte noiosa e complicata, mi piacesse la mia quotidianità: odiare la sveglia la mattina presto, arrivare tardi a scuola e stare con te 6h, quelle sei ore che avrei preferito passare a casa; invece adesso mi manchi, cavolo se mi manchi!
Però questa situazione ha i suoi lati positivi. Sto finalmente trovando me stessa, so chi, e cosa voglio nella mia vita. Ho scelto me e chi ha capito le mie lacrime. Ho capito che l'alba che fotografavo alla mattina pur di non stare con te e perdere tempo non è solo uno sfondo. Ho scoperto che non mi piace il mondo da una finestra.
Ma so che, quando si potrà e spero presto, fuori c'è un mondo che mi aspetta e non vedo l'ora di viverlo a pieno, fino a vedere il sole a mezzanotte.
E non so se sia giusto o sbagliato, ma adesso penso solo a vivermi e mi sembra impossibile se guardo ieri. Stavo male ma ora non è più importante, quella bambina ora sta diventando grande. Non voglio più lezioni sulla vita, ci hanno consigliato mille libri, ma avremmo potuto scriverli, forse dovremmo pure farlo e sentirci più liberi. (cit. Lortex, Mille libri)
Ho capito che prima non ero io, cercavo solo di piacere alla gente che avevo intorno, ma non hanno fatto altro che circondarmi di barriere che in realtà posso benissimo abbattere. Sto ricominciando a vivere e non vedo l'ora di tornare per farlo con te, ma a modo mio. Spero di vederti presto così conoscerai la nuova, vera me. Ci si becca a settembre!
PS: non vedo l'ora di tornare a scarabocchiarti nelle lunghissime ore di storia!”